Recensione sul libro di P. Angelo Serra “L’Uomo – embrione. Il grande misconosciuto”

Il gesuita P. Angelo Serra, laureato in Scienze biologiche è stato membro di diverse società scientifiche e Accademie internazionali. Il libro “L’uomo – embrione. Il grande misconosciuto” edito nel 2003 da Edizioni Cantagalli, con la prefazione del prof. Giuseppe Noia, presenta in modo scientifico che chiaramente sin dal momento del concepimento si ha la formazione di una nuova Persona! Ecco un’analisi del testo.

Il 27 luglio del 1978 nacque la prima bambina concepita in vitro, dopo 7 anni di tentativi. Questo evento comportò un grande passo in avanti della scienza, in particolare della genetica, per lo sviluppo delle manipolazioni. Questo risultato che si ottenne, anziché un richiamo alla saggezza, fece prevalere un senso di onnipotenza.

L’embrione, fa notare il prof. Noia, è l’emblema della fragilità, interroga la nostra coscienza ed è luogo di scontro tra diverse culture. Alcune interessanti definizioni di embrione, a partire dalla stessa di P. Serra, dal sottotitolo del suo testo: “uomo – embrione”: grande misconosciuto; ancora M. Teresa di Calcutta definiva l’embrione il più povero tra i poveri.

L’embrione è la considerarsi un “figlio – fratello”, ancor prima un Dono della grazia di Dio. Ci troviamo in un clima di “terza cultura” così come l’ha definita J. Brockman, riferendosi a scienziati del mondo empirico che stanno ridefinendo chi e cosa noi siamo!

Risulta interessante porre attenzione alle diverse manipolazioni della conoscenza sulla vita prenatale:

a) riconoscere il protagonismo biologico dell’embrione che non è un soggetto passivo, ma un attivo orchestratore, tanto da dirigere il suo impianto e il suo destino futuro; tutto ciò in forte antitesi con le definizioni di “pre-embrione” o “pre-zigote”.

b) l’embrione è una intensa relazionalità biologica, infatti è capace di creare quel dialogo materno-fetale, che chiamiamo “cross-talk”, in tutte la variabili comunicative: dalla percezione della presenza, alla conoscenza del sesso, fino a giungere al soffrire per una perdita e all’elaborazione di un lutto.

Tutto ciò ci oppone all’intendere l’individuo in formazione quale grumo di cellule, o ancor peggio parassita della madre.

c) l’embrione ha dignità di feto come paziente; la realtà scientifica con metodi non invasivi e a basso rischio e con risultati eticamente accettabili, si oppone alla visione eugenetica di una medicina senza speranza che vuol intendere la Diagnosi prenatale finalizzata alla soppressione dei feti con anomalie, perché sempre più succubi della sindrome dal feto perfetto!

La verità e il bene si contrappongono al relativismo, all’utilitarismo, al soggettivismo. Guardare l’uomo è una comprensione che si sofferma su alcuni aspetti della sua totalità. Vedere l’uomo è comprenderlo in pienezza, quell’ I Care, dall’inizio alla fine.

Se scienza e tecnologia hanno questa luce, di certo l’orizzonte è più sereno, perché compimento di tutto è l’amore.

La dignità e i diritti dell’embrione sono posti in gioco su tre vaste aree:

a) produzione di embrioni per superare la sterilità;

b) la medicina rigenerativa;

c) la clonazione.

Sottolineiamo che tutta la creazione è indirizzata all’uomo dotato  di intelligenza e coscienza.

Il biologo De Duve affermava che la vita è spiegata in termini di leggi della fisica e della chimica. Ma, la vita è molto di più, perché è un dono preparato per l’uomo di cui egli stesso è partecipe; la vita è quel mistero lentamente svelato e compreso attraverso il progresso della ricerca scientifica.

L’uomo attraverso l’intelligenza, spirito e volontà si stacca da tutto che c’è nel mondo vivente, perché è anche aperto e proteso verso il trascendente.

Nell’attuale cultura, la persona sembra essere ridotta al suo genoma, quasi eliminando il principio spirituale che lo rende persona. La negazione di Dio dove nessuna norma etica ha significato, compone la cultura positivista dove Nietzsche espone il “Dio che è morto” e l’avvenimento recente, vuol dire che il mondo ultrasensibile è senza forza reale.

La tecnologia avanzata vuol dominare la natura.

Van Potter volle creare una Bioetica come ponte per il futuro, con una antropologia condivisa, ma il tentativo fallì.  La frammentazione dell’etica in diversi principi: personalista, utilitarista, contrattualista genera nell’insieme un vuoto morale.

Proviamo a riconoscere il “valore uomo” e il “valore Dio”. Quanto al primo, San Giovanni Paolo II diceva che il mito del progresso non deve affascinare, la bontà morale si misura dal bene autentico che procura all’uomo, nella sua duplice dimensione corporale e spirituale.

Quanto al “valore Dio” affermare il trascendente è un’esigenza insita in ogni uomo, una tensione spirituale che sia riferimento per gli individui e per la società.

Un punto focale del testo di P. Serra è che la vita si eredita! Infatti, ogni nuovo Essere inizia la vita dalla fusione di due cellule, che portano ciascuna un patrimonio genetico.

Il dono della vita diventa realtà al momento del concepimento, che è il punto finale del processo di fertilizzazione, quando lo spermatozoo, attraversata la zona pellucida dell’ovocita entra nel citoplasma dell’ovocita e segue una modificazione improvvisa.

Tale modificazione è dovuta ad un aumento passeggero della concentrazione intracellulare di ioni che sotto l’azione dell’oscillina, una proteina paterna si diffonde attraverso tutto l’uovo fertilizzato. Questa azione degli ioni prosegue fino all’impianto.

Dalla fusione dei gameti inizia il ciclo vitale di un nuovo soggetto umano a cui spetta e si deve riconoscere l’appellativo di “figlio”.

Lo zigote è la nuova cellula che si forma al concepimento, è l’embrione unicellulare.

Nel periodo di 20-25 ore le attività più importanti sono:

a) organizzazione del nuovo genoma;

b) inizio del processo mitotico.

Lo zigote ha una precisa identità e orientamento; queste informazioni sono raccolte dai cromosomi, presenti in massima parte nel nucleo delle cellule e in minima parte nei mitocondri.

Intorno al quinto giorno di fertilizzazione, raggiunto l’utero avviene l’espansione della blastociste che abbandona la zona pellucida e inizia il processo di impianto che è definito un paradosso di biologia cellulare. Inizia così un vero e proprio dialogo tra madre e embrione.

L’embriologo Waddington introdusse il termine Epigenesi  con 3 proprietà fondamentali:

1) coordinazione, dalla fusione dei gameti (singamia) alla comparsa del disco embrionale c’è un processo di coordinazione, sotto il controllo del nuovo genoma. L’embrione non è un grappolo di cellule (come diceva Ford), ma un nuovo e reale individuo a tutti gli effetti.

2) continuità, lo zigote è il primordio del nuovo organismo. La continuità del ciclo vitale implica l’unicità del soggetto umano.

3) gradualità, è una legge di ontogenetica che mantiene identità, individualità e unicità.

Dopo il 1978 con la nascita della prima bambina in provetta, il governo inglese nel 1982 nominò il Comitato Warnock che dal punto di visto biologico diceva che non si può identificare un singolo stadio nello sviluppo embrionale, prima del quale l’embrione in vitro non sia da mantenere in vita.

Poi nel 1997 la Convenzione sui Diritti Umani e la Biomedicina del Consiglio d’Europa raccomandarono che:

a) dove la legge permette la ricerca su embrioni, deve essere garantita un’adeguata protezione;

b) è proibita la produzione di embrioni a scopo di ricerca.

Il Comitato Warnock introduce per le prime due settimane il termine equivoco di “pre-embrione”. Nel giugno 2002 una legge per la produzione dei figli in provetta. L’embrione è così degradato a manufatto valutabile, selezionabile!

Con la prospettiva, assurda, della neutralità della scienza, si pensava erroneamente che i valori siano soggettivi e privati, tanto da consentire l’ideologia fondamentale della scienza moderna.

Le Tecniche si possono ricondurre a due schemi:

a) fecondazione in vitro, quindi la FIVET;

b) fecondazione in vivo, come la GIFT.

Per la prospettiva dell’etica personalista, consideriamo che la procreazione:

a) deve essere un frutto dell’atto coniugale, pertanto non sono ritenute lecite la fecondazione omologa in vitro e la fecondazione eterologa;

b) deve rispettare la dignità del concepito, quindi la FIVET non è ammessa in quanto maternità surrogata;

c) non deve ledere il diritto alla vita del concepito. La vera scienza è tale se tiene conto della verità totale sull’uomo.

In tutto questo contesto la famiglia è completamente stravolta.

Si ha una separazione tra identità di coppia e identità genitoriale; paternità e maternità sono concepite come progetti privati, senza rilevanza sociale, quindi da realizzare con tecniche in modo privato.

Il figlio sempre più da considerare un traguardo della scienza-tecnologia, piuttosto che un dono d’amore tra coniugi. Nell’enciclica Evangelium Vitae Giovanni Paolo II ha scritto: “ci troviamo di fronte ad uno scontro immane e drammatico tra il bene e il male, la morte e la vita, la cultura della morte e la cultura della vita” (n. 28).

Antonio Citro, bioeticista

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